Packaging riciclabile

Quel packaging insidioso!

Ridurre l’invasione della plastica fa bene al pianeta ma anche a noi!

Trovo che sia davvero complicato fare la spesa per mangiare o per il beauty, senza riempire il secchio della plastica in un attimo. Lo avete notato anche voi?

Come si fa a non portare a casa materiale di imballaggio in plastica ogni volta che si acquistano cibo o cosmesi?

Non ci rendiamo conto dell’effetto goccia che produce. Sul pianeta siamo tantissimi e tutti con le medesime esigenze. Nascono isole di plastica, fiumi stracolmi, pesci pieni plastiche e micro plastiche, le abbiamo nel nostro corpo, cosa stiamo aspettando per fare la nostra rivoluzione plastic free?

Verso la fine dell’articolo inserirò qualche docufilm che può aiutarti a capire cosa cosa sta accadendo e cosa accadrà a breve, da parte delle lobby della plastica, se non iniziamo a fare azioni incisive. Ovviamente sempre che tu non lo sappia già ????

Quanto sarebbe fantastico non doverla vedere ovunque? Quanto sarebbe meglio non trovarla negli animali e nel nostro corpo?

Un mondo verde

Il mio impegno e quello di Fucine Assolute per la cura del nostro pianeta è totalizzante. Lo potete constatare appena arrivate sulla HOME page del sito dove abbiamo esposto prima i nostri valori che sono per il rispetto delle persone e del pianeta. Oppure, sui nostri canali social dove dedichiamo dei post all’ecologia perché crediamo che sia sempre importante spendere due parole in merito al rispetto per il nostro pianeta e a ciò che possiamo fare per viverci in armonia. Cerchiamo di condividere idee e soluzioni utili a tutti: produttore e consumatore!

Come consumatrice di generi di prima necessità e perché no, ogni tanto anche di quelli meno necessari, so per certo che acquistandoli, per esempio, posso farlo senza comperare materiale di imballaggio in plastica.
Posso scegliere e acquistare in modo consapevole. Una soluzione complicatissima, perché se provate a farlo, vi renderete conto che porterete comunque a casa della plastica. Siamo così abituati che non ci accorgiamo dei prodotti che la contengono. Ce n’è in qualunque cosa!
Rinunciare ad alcuni acquisti o scegliere quelli con impatto limitatissimo o zero, al momento è la soluzione più efficiente e la più provocatoria, per stimolare le aziende a produrre differentemente. Qualcosa si inizia a muovere e sta cambiando anche grazie, forse, alle nuove direttive europee che tuttavia faticano ad essere recepite dagli stati membri.

L’Italia ancora fatica a trovare soluzioni interessanti. Si preferisce parlare di inceneritori invece di diffondere in modo determinato la cultura del Zero Waste.

Si dovrebbe pensare a ridurre la massimo il materiale di imballaggio, anche riciclando o riusando e poi quel che resta semmai capire come smaltirlo.

Purtroppo non sono gli inceneritori (o termovalorizzatori) a fare la differenza. Il commercio dei rifiuti è più conveniente dello smaltimento in termovalorizzatori che richiedono grossi consumi di energia per bruciare e se anche lo smaltitore fosse a zero emissioni di CO2, ancora non produciamo così tanta energia elettrica green, da non emettere CO2 per produrne a sufficienza per un termovalorizzatore. In modo indiretto inquinerebbe comunque, peggio che mai con l’uso di gas per bruciare.

Le idee e un esempio fra tanti

Si possono promuovere iniziative del riciclo della plastica in modo anche simpatico ed utile, come per esempio propone Corona, il noto marchio di birra, che a Milano, regala una birra in cambio di una bottiglia di plastica vuota.

Ma come già sta accadendo, si può cambiare il packaging.

Un’azienda oggi, non può più restare immobile d’innanzi a questo problema che è sempre più grave e sempre più sentito dai consumatori. Per una responsabilità sociale  (ne abbiamo parlato qui ) che un’azienda è tenuta a rendere chiara, deve necessariamente modificare la sua mission, in modo credibile e con azioni dall’impatto significativo scegliendo opportunamente materiale di imballaggio sostenibili. Vuoi per reale etica o per interesse economico, le aziende devono invertire la rotta e fare di tutto per rispettare l’ambiente. Lo deve fare in modo convincente, perché il cliente, oggi, sa scegliere e può screditare un’azienda in un batter d’occhio, rinunciando ai suoi prodotti.

La bottiglietta d’acqua da 1/2 lt Vs borraccia. Mediamente bevo 4 bottigliette d’acqua al giorno. Sono 1.460 bottiglie di plastica in un anno. Moltiplicandolo per i soli abitanti di Roma che nel 2023 sono 4.353.738 abitanti, arriviamo alla cifra di

6.356.457.480

(romani in 1 anno)

Soltanto noi romani! Andate subito a comperare una borraccia!

E se…negli uffici venisse regalata una borraccia a tutti i dipendenti, magari personalizzata con la sponsorizzazione dell’azienda, ditta o ministero?
Sulle spiagge, i bar hanno già l’opzione di ricarica delle borracce. Ricarica a pagamento che può prevedere acqua liscia o leggermente gassata, ghiaccia o fresca. In città ci sono molte fontanelle e in alcuni casi la società che si occupa della gestione dell’acqua, mette dei distributori per ricaricare bottiglie (MEGLIO BORRACCE!). Nella peggiore delle ipotesi, entrando in un bar, si può chiedere la gentilezza di riempirci la borraccia dal rubinetto. No a trasferimento da bottigliette di plastica a borraccia! Ovvio, no? ????

Troppo imballaggio

Uno dei cambiamenti in armonia con l’ambiente è per l’appunto eliminare il packaging insidioso, rivolgendo l’attenzione ad un risparmio dei materiali di confezionamento come dovrebbero fare per esempio Amazon, eBay, ed altre (che ne usano spesso in eccesso) oltre che nell’uso di materiali ecocompatibili e biodegradabili in poco tempo oltre che senza arrecare danno. Alcuni biodegradabili, contengono micro particelle di cromo che invisibili, aiutano ad accelerare il processo di biodegradabilità, ma inquinano!
Magari, le aziende più grandi potrebbero preferire di fare accordi commerciali solo con le aziende più virtuose, spingendo così le altre ad adeguarsi velocemente se vogliono rimanere sulla piattaforma più importante al mondo, come nel caso di Amazon.

Tutte le altre aziende che producono generi di prima necessità e secondari, che si occupano di vendita diretta, hanno oggi tutti i tipi materiali fra i più adatti per modificare i loro imballaggi con materiale di imballaggio ecologici, ma anche con stampe su packaging altrettanto intelligenti e rispettosi dell’ambiente.

A ben vedere, sono processi inevitabili e che coinvolgono svariati attori soltanto del settore commerciale e direi che non è poco.

Possiamo dire addio al packaging insidioso, costituito da eccesso d’imballaggio e non ecologico, solo con l’impegno di tutti!
Per le aziende che s’impegnano, aumenta la loro reputazione aziendale: quando le scelte e le azioni di un brand impattano sulla qualità percepita dai clienti.

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Se vuoi, raccontaci qual è la tua esperienza con l’inquinamento e l’impegno che stai mettendo nel tuo piccolo. Ci puoi raccontare anche se sei lanciata/o in qualche grande impresa o se sei all’interno di un’azienda virtuosa. Qui sotto trovi il form per scrivere il tuo commento. Grazie!

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